Vengono a noi ogni giorno tante persone richiedenti aiuto: gli immigrati che sbarcano sulle coste del sud, i barboni sdraiati sotto i loggiati delle chiese, i bambini mandati a rubare nelle nostre case o a chiedere l’elemosina ai semafori, i ragazzi di colore venditori di fazzoletti ed accendini mentre passeggiamo per le vie del centro. Ognuno di loro è qui per chiederci “Aiuto”.

E noi? Noi passiamo oltre, non li degniamo di uno sguardo, ci scansiamo infastiditi se osano rivolgerci la parola. Siamo talmente presi dalla nostra vita, dalle gioie e dalle sofferenze da aver creato attorno a noi un piccolo universo nel quale non far entrare nessuno se a noi non piace o non ci è utile. Si è persa la condivisione, si è perso lo spirito di “Aggiungi un posto a tavola”. Oggi se abbiamo una sedia in più preferiamo bruciarla piuttosto che condividere il nostro desco con altri.

Ed ecco che nascono le divisioni tra regioni, il diverso non è accolto ed il razzismo prende sempre più piede.
Il mio essere seguace di Cristo mi ribolle nel sangue quando vedo gente di chiesa, anche sacerdoti, che chiudono le porte al prossimo. Eppure Gesù ha accolto tutti, ha lasciato che storpi, ciechi, poveri si avvicinassero a lui per sanarli, difenderli, perdonarli e condividere con loro pochi pani e pochi pesci, divenuti mangiare per tutti.

ALLA NOSTRA TAVOLA C’È SEMPRE UNA SEDIA… PER CHIUNQUE LO DESIDERI

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