UN CUCCIOLO D’UOMO FERITO

Nel parlare con le persone dell’affido la paura maggiore è quella di “perdere” i bambini accolti.

Non deve esserci paura, ma speranza ed impegno nel dare loro una buona educazione e principi sani, per poi lasciarli ritornare al loro mondo ove possibile.
Quando un’aquila viene ferita ad un’ala e non può più volare, un cucciolo di daino resta solo in balia dei lupi, una tartaruga si spiaggia perché ha perso l’orientamento, si fa di tutto per soccorrerli, non si pensa all’affetto che metteremo in quei gesti, ed il giorno in cui torneranno liberi a volare, correre, nuotare ne saremo felici e soddisfatti, certi di aver fatto un buon lavoro con l’impegno e l’amore necessari per riuscire nell’impresa.
E’ così anche con un cucciolo d’uomo.
Un bambino ferito nei suoi affetti è un cucciolo da amare, proteggere, far crescere per poi restituirlo al mondo quando sarà in grado di volare da solo o con l’aiuto della sua famiglia.

Si soffre quando se ne vanno?

Certamente, ma se non si soffrisse significherebbe non aver amato, ed è preferibile amare e poi soffrire, piuttosto che non aver provato cosa significhi curare le ferite di un cucciolo e vederlo poi grande camminare da solo.
D’altra parte mille sono le tribolazioni che ci aspettano nella vita, non per questo restiamo rintanati in casa in attesa degli eventi. Affrontiamo il nostro cammino a testa alta, pronti ad amare e soffrire.
Non penso che domani sarà un giorno migliore, ma ci spero perché la fede mi fa andare oltre.
L’esperienza, oltre il calcolo delle probabilità. La fede mi fa vedere un mondo possibile.

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